Bollettino

Il mondo missionario della Svizzera Italiana si presenta nel bollettino trimestrale «Svizzera italiana e Missione».


insieme in cammino

bollettino 4-2024


insieme in cammino

bollettino 4-2023

In cammino con passione

Sulle onde della radio abbiamo la possibilità di fare la conoscenza, in qualche minuto, dell’esperienza degli espatriati. Uomini e donne che hanno un legame con la Svizzera italiana e sono sparsi nel mondo.
Tante le ragioni che li hanno spinti a partire e realizzare progetti personali o professionali. Un movimento verso l’estero che ricorda la storia delle nostre valli quando la migrazione era diventata una necessità di sopravvivenza. I nostri avi come migranti economici di allora.
Perché tanto ribrezzo e stigmatizzazione per quelli che oggi cercano lavoro da noi?

di don Jean-Luc Farine
Parroco di Losone
co-presidente CMSI


insieme in cammino

bollettino 3-2023

Santa Polenta! Siamo un po’ in ritardo

Lui è poschiavino, ha un carattere forte e diretto, nessun pelo sulla lingua. Ma come vescovo in Ecuador, è più di un semplice pastore per le sue pecore. Le sfide sociali che possiamo a malapena immaginare segnano la quotidianità a Esmeraldas, nel nord-ovest dell’Ecuador, al confine con la Colombia. E la presenza del vescovo Antonio Crameri fa la differenza per molti.

di Chiara Gerosa


insieme in cammino

bollettino 2-2023

Da 40 anni la diocesi in missione

40 anni di volti e di nomi che hanno arricchito le relazioni tra le Chiese. In Colombia Maurizia e Gianni Gregorio e la figlia Alessandra, Lucia e Claudio Naiaretti con la figlia Adele, Luca Fadini con la moglie Nuris, don Franck e don Rafael; Gabriella Mella, Romano Eggenschwiler e Margherita Schmid a El Socorro; Mirko Gilardi in Ciad. Nicole Agustoni, Nicola di Feo, Francisco Fabres, Maria-Laura e Sebastiano Pron ad Haiti. E molti altri volontari per brevi soggiorni, insieme a due apprendisti Juan Carlos e David in perfezionamento professionale in Ticino e tanti altri protagonisti qui e altrove dell’esperienza missionaria della nostra diocesi.

di Mauro Clerici


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bollettino 1-2023

Alla scoperta dell’Ecuador

Gioielli coloniali come Quito e Cuenca, natura esuberante e colorati mercati tradizionali. L’Ecuador è questo ma anche molto altro. A gennaio ho avuto l’occasione di viaggiare nel paese per preparare la campagna dell’ottobre missionario 2023, incentrata proprio su questo paese. Piccoli passi insieme sulle strade ecuadoregne per incontrare la chiesa cattolica locale e le sue opere: a partire da Quito fino all’Amazzonia profonda nel sud e poi su verso la Costa al nord, al confine con la Colombia.

di Chiara Gerosa


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bollettino 3-2022

Preghiera per il mese missionario

Padre nostro,

il Tuo Figlio Unigenito Gesù Cristo risorto dai morti affidò ai Suoi discepoli il mandato di «andare e fare discepoli tutti i popoli»; Tu ci ricordi che attraverso il nostro battesimo siamo resi partecipi della missione della Chiesa.

Per i doni del Tuo Santo Spirito, concedi a noi la grazia di essere testimoni del Vangelo, coraggiosi e zelanti, affinché la missione affidata alla Chiesa, ancora lontana dall’essere realizzata, possa trovare nuove ed efficaci espressioni che portino vita e luce al mondo.

Aiutaci a far sì che tutti i popoli possano incontrarsi con l’amore salvifico e la misericordia di Gesù Cristo, Lui che è Dio e vive e regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

Amen

Papa Francesco


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bollettino 2-2022

Preghiera per i laici

«I laici si trovano nella linea più avanzata della vita della Chiesa. Abbiamo bisogno della loro testimonianza sulla verità del Vangelo e del loro esempio nell’esprimere la fede con la pratica della solidarietà.

Ringraziamo i laici che rischiano, che non hanno paura e che offrono un motivo per sperare ai più poveri, agli esclusi, agli emarginati.

Preghiamo questo mese, perché i fedeli laici compiano la loro specifica missione, la missione che hanno ricevuto con il battesimo, mettendo la loro creatività al servizio delle sfide del mondo attuale».

Papa Francesco


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bollettino 1-2022

Preghiera per la pace

Signore Dio di pace, ascolta la nostra supplica!

Abbiamo provato tante volte e per tanti anni a risolvere i nostri conflitti con le nostre forze e anche con le nostre armi; tanti momenti di ostilità e di oscurità; tanto sangue versato; tante vite spezzate; tante speranze seppellite…
Ma i nostri sforzi sono stati vani.
Ora, Signore, aiutaci Tu!
Donaci Tu la pace,
insegnaci Tu la pace,
guidaci Tu verso la pace.
Apri i nostri occhi e i nostri cuori e donaci il coraggio di dire: “mai più la guerra!”; “con la guerra tutto è distrutto!”.
Infondi in noi il coraggio di compiere gesti concreti per costruire la pace.
Signore, Dio di Abramo e dei Profeti, Dio Amore che ci hai creati e ci chiami a vivere da fratelli, donaci la forza per essere ogni giorno artigiani della pace; donaci la capacità di guardare con benevolenza tutti i fratelli che incontriamo sul nostro cammino.
Rendici disponibili ad ascoltare il grido dei nostri cittadini che ci chiedono di trasformare le nostre armi in strumenti di pace, le nostre paure in fiducia e le nostre tensioni in perdono.
Tieni accesa in noi la fiamma della speranza per compiere con paziente perseveranza scelte di dialogo e di riconciliazione, perché vinca finalmente la pace.
E che dal cuore di ogni uomo siano bandite queste parole: divisione, odio, guerra!
Signore, disarma la lingua e le mani, rinnova i cuori e le menti, perché la parola che ci fa incontrare sia sempre “fratello”, e lo stile della nostra vita diventi: shalom, pace, salam!

Amen.


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bollettino 4-2021

Dal sud al nord dell’Ecuador

di mons. Antonio Crameri
vescovo di Esmeraldas-Ecuador

Così è la nostra vita missionaria, al servizio di quel Dio incarnato che continua a farsi presente nella povertà della capanna delle tante “Betlemme” presenti a Esmeraldas. Da Nazareth a Betlemme: vedo in questo pellegrinare dei genitori di Gesù la parabola della vita di tutti coloro che si mettono al servizio di Dio che continua a chiamare l’uomo, il quale è invitato a rispondere alla sua voce. Così è successo a me, anche con la nuova nomina a Vicario Apostolico di Esmeraldas avvenuta il 2 settembre 2021.

Dio mi ha tratto dal sud, Guayaquil, inviandomi all’estremo nord, Esmeraldas: la nuova Betlemme di Dio, nella quale Dio nasce in ogni fratello che soffre, entra a far parte degli esclusi, ingrossando così le periferie esistenziali dell’umanità.

Come si vive il Natale a questa latitudine del mondo?

Non posso negare che l’influsso commerciale si fa sentire anche da noi e rischia di far perdere la sua genuina essenza, che è la celebrazione e contemplazione di un Dio presente, l’Emmanuele, il Dio con noi. Noi invece siamo chiamati a incarnare il volto di una Chiesa che, come il buon samaritano, tende la mano ai caduti e di una Chiesa compagna di Emmaus, che sa di avere una Parola che illumina, con la luce del Vangelo, “gli inferni” presenti anche in questa provincia.

Natale è proprio questo: trasformare gli inferni in paradiso, forse anche solo in una brutta copia, ma pur sempre un pezzo di paradiso! Quanto bisogno di paradiso abbiamo, dove regni la pace, l’armonia, la gioia! Natale è questo.

Che bello allora sapere che per ciascuno di noi c’è sempre un pellegrinaggio da sud a nord o da nord a sud, dove Dio si fa incontrare, affinché lo possiamo adorare con l’esercizio della carità fraterna.

Sia questo ciò che chiediamo in questo Natale.


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bollettino 3-2021

Sii testimone di speranza!

di Chiara Gerosa
coordinatrice Missio per la Svizzera italiana

«Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato.» (At 4,20)

Mi commuove pensare ai missionari che sono arrivati in Vietnam e in tanti altri luoghi del mondo e che hanno annunciato il Vangelo perdendo addirittura la vita. Quest’anno il Paese ospite è il Vietnam, ma siamo come sempre in comunione con tanti altri luoghi nel mondo dove i missionari si spendono a servizio del bene delle persone soprattutto nelle giovani diocesi. Papa Francesco, nel suo appello per il mese missionario ci ricorda che «nel contesto attuale c’è bisogno urgente di missionari di speranza» che «seminano sapendo che altri mangeranno il frutto del loro impegno e del loro sacrificio». Noi, tu che mi leggi, sei pronto a raccontare e osare raccontare ciò che hai sperimentato, visto e sentito dell'amore di Dio per te stesso e a condividerlo con tutti? Coraggio!


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bollettino 2-2021

Tacere? Impossibile!

di Chiara Gerosa
coordinatrice Missio per la Svizzera italiana

«Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato.» (At 4,20)

Quando ci si innamora, quando una bella notizia ci raggiunge, quando una sorpresa ci stupisce e ci lascia di stucco, sentiamo che il cuore sobbalza e dentro il fuoco arde. È chiaro, non è possibile tacere! Non è possibile non raccontare agli altri ciò che ci scalda il cuore e ci fa camminare ogni giorno con gioia. Il tema dell’Ottobre missionario “Tacere? Impossibile!” indica proprio che quando riceviamo questo dono della fede e facciamo esperienza dell’amore di Dio, desideriamo condividerlo con chi ci sta attorno.
Tratto dagli Atti degli Apostoli, lo slogan 2021 di Missio ci ricorda che l’Amore è sempre in movimento e ci pone in movimento per condividere. Quest’anno il Paese ospite è il Vietnam, dove troviamo una Chiesa che ha dovuto tenere a freno questo desiderio di esprimersi perché sorvegliata da vicino dal governo comunista, che le ha messo il bavaglio. Eppure si tratta di una Chiesa che evolve e cresce. Non è autorizzata a giocare un ruolo nella vita pubblica, ma i suoi valori sono rispettati. La speranza che porta con sé il messaggio cristiano è il fattore che tiene vive le comunità e le persone, e che non può essere taciuta. Missio sostiene questa Chiesa, il dialogo interreligioso e si occupa di molti giovani che migrano verso le principali città.
Il Papa, nel suo messaggio per la Giornata missionaria mondiale, ci ricorda che “tutto ciò che abbiamo ricevuto, tutto ciò che il Signore ci ha via via elargito, ce lo ha donato perché lo mettiamo in gioco e lo doniamo gratuitamente agli altri”.
Chiediamo quindi in questo Ottobre missionario di metterci in cammino con la Chiesa del Vietnam e che ogni battezzato, in Ticino e nel “Paese che vive sull’acqua” sia implicato nell’evangelizzazione, disponibile per la missione attraverso una testimonianza di vita che abbia il gusto del Vangelo.


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bollettino 1-2021

Pasqua in missione

di padre Maurizio Balducci
Missionario comboniano in Uganda

Pasqua, passaggio, la resurrezione di Gesù. Ma cosa evoca in noi la Pasqua? Certo nella vita di «passaggi» ne abbiamo tanti, ma forse non sempre ne siamo consapevoli. Nel paese che mi ha ospitato per tanti anni, la Pasqua ha un preciso riferimento climatico: come da noi coincide col plenilunio di primavera, in Uganda il plenilunio di Pasqua segna l’arrivo dei monsoni, venti carichi di umidità. La popolazione e la natura che hanno sofferto per i mesi secchi dell’anno durante la lunga stagione asciutta aspettano con trepidazione questa «botta di vita».
L’effetto più stupefacente di questo passaggio è la purezza dell’aria che nei tre mesi precedenti si era caricata di polvere e di fumo, rendendola pesante e talvolta quasi irrespirabile. La prima pioggia lava quasi come un miracolo tutta l’impurità dell’atmosfera e i colori da sfocati diventano nitidi e brillanti, mentre i contorni netti.
Tutto questo ha a che vedere con la Pasqua, eccome. La pioggia, carica di vita e foriera di speranza aiuta a vedere Cristo come baluardo sicuro. Così come la Quaresima ha segnato la semina e la conversione, così la Pasqua è il tempo in cui il buon seme può finalmente vincere. La sofferenza dei mesi secchi termina con la frescura portata. La Pasqua ci apre gli orizzonti, spesso limitati e meschini, della nostra banalità. Ma c’è un dono ulteriore: l’uscita copiosa delle termiti dai loro meandri. La fame è scongiurata e la vita è garantita! Dunque anche la vita umana e perfino animale si elevano con la Pasqua.
Difficile in così poco spazio raccontare la gioia e il trasporto con cui la Pasqua viene vissuta nella celebrazione della liturgia e della vita. Però vogliamo pensare a quanto questo significhi per i catecumeni adulti che dopo un cammino di due anni rinascono a vita nuova: è la gioia della gente la cui speranza torna a fiorire nella resurrezione di Cristo.
Anche per noi la Pasqua 2021 dovrà essere diversa. Questa volta potrebbe aiutarci, dopo aver atteso dei segnali di speranza, un vaccino e terapie che ci guarissero e salvaguardassero, ad ampliare un orizzonte forse ancora offuscato e vedere nel Risorto la risposta che ci permette di placare il cuore e di vincere la paura. I Cristiani «appena nati», quelli che ancora conservano il candore e lo stupore della scoperta che la morte non ha l’ultima parola ci aiutano a far piovere sul nostro cuore inquinato e impolverato e a rinascere.
Quanto siamo grati a questi nostri amici cristiani che, in mezzo a tante difficoltà e spesso alla persecuzione, ci danno vita testimoniandoci, e non certo a parole, che Gesù è risorto. Per sempre!


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bollettino 4-2020

L’enciclica nella nostra realtà

di don Pietro Borelli

Carissimi fratelli e carissime sorelle, colgo l’occasione che mi è stata offerta per entrare, anche da pensionato, nelle vostre case tramite questo bollettino per condividere alcuni aspetti dell’enciclica «Fratelli tutti» del vescovo di Roma, Francesco, nostro papa. La comprensione di questa enciclica è possibile se si tiene conto dell’esperienza pastorale del papa: è uscito in Argentina ad annunciare il Vangelo in mezzo alla gente, ha agito sperimentando sia le grandi potenzialità dell’essere umano, che la sofferenza quando l’umanità viene calpestata. Francesco ha vissuto la miseria, una condizione umana che non è assunta come auspicabile dal Signore.
San Luca infatti scrive di una beatitudine che esalta i poveri, non i miseri. «Beati i poveri» leggiamo, non «beati i miseri». Perché il Signore esalta i poveri, ma non i miseri? La differenza è grande: la miseria viene subita, perché è il risultato di uno sfruttamento, mentre la povertà, intesa come sobrietà, va conquistata, perché è il giusto uso delle cose. Noi siamo chiamati a combattere la miseria, proprio come ci insegna la parabola del buon samaritano, che permea tutta l’enciclica. Ci chiediamo: andiamo oltre il malcapitato o ci fermiamo, ci facciamo prossimi, lo amiamo a tal punto da restituirgli la sua dignità? Facciamo trionfare l’umanità trattando la persona incontrata con profondo rispetto e con estrema tenerezza e attenzione? Il malcapitato può essere chiunque: chi è divorziato e risposato, un separato, una persona omosessuale. Sono stato profondamente colpito dal numero 193 in cui Francesco cita il teologo René Voillaume: «amare il più insignificante degli esseri umani come un fratello, come se al mondo non ci fosse altri che lui, non è perdere tempo».
Francesco, da uomo abituato a vivere tra la gente, non è insensibile alla pandemia e rilancia con determinazione quanto aveva già proposto Paolo VI, cioè la possibilità di devolvere una parte del budget destinato agli armamenti per rivestire la dignità di tutti coloro che patiscono a causa di scelte scellerate. Spendiamo tanto per cose inutili o, peggio, dannose e siamo inermi nei confronti di questo nemico invisibile? Dobbiamo riflettere seriamente. Esiste anche un risvolto per le nostre comunità pastorali che riguarda la corresponsabilità, che ben si distingue dalla collaborazione. I fedeli non devono sentirsi collaboratori dei parroci, ma corresponsabili, coprotagonisti di una rinascita e della realizzazione dei laboratori di speranza proposti dal nostro vescovo. Solo così potremo avere delle comunità più fruttuose, non sedute sul «si è sempre fatto così», composte da figli di Dio che sono dei motori, non dei rimorchi, motori che unificano in un atteggiamento di carità e servizio, proprio come diceva Sant’Agostino: «Io sono cristiano con voi e sono episcopo per voi».


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bollettino 3-2020


Eccomi, manda me!

di don Jean-Luc Farine, parroco di Losone

La missione è una libera risposta alla chiamata di Dio e al suo desiderio di relazionarsi con noi.

Quali sono i vostri sentimenti quando qualcuno vi chiama per un servizio o per un lavoro? Compiacimento: “Ha chiamato me”. Timore: “Sarò all’altezza?” Diffidenza: “E se non mi piacerà?” Incomprensione: “Non sono la persona idonea.” Se entriamo nell’ambito religioso, è molto facile non sentirsi all’altezza di una missione in seno alla Chiesa o nell’osare mostrarsi credenti nel mondo del lavoro e nel cerchio famigliare o delle nostre amicizie. Sorgono quindi molte esitazioni. È l’esperienza anche di Isaia. (cfr Isaia 6, 1-8) La chiamata del profeta Isaia nasce da un’esperienza di visione nel tempio di Gerusalemme. Isaia vede Dio, che si rivela come il tre volte santo, il santo per eccellenza, il totalmente Altro. Come un re seduto sul trono la cui gloria riempie la terra, quindi coinvolgendo il mondo con i suoi abitanti. Non è una rivelazione privata, avviene nel tempio, quindi con una dimensione comunitaria.

Di fronte a questa visione Isaia reagisce riconoscendosi impuro, cioè con un grande senso di incompetenza e di inadeguatezza. Ogni incontro con Dio non solo rivela l’identità di Dio ma permette all’uomo di conoscere meglio sé stesso e la sua condizione. La prima intenzione del futuro profeta è quindi di disimpegno. Non si sente all’altezza di poter reggere questa visione. Accade allora qualcosa di gratuito e inatteso: Dio libera il profeta dalla sua indegnità, purificando le sue labbra con un carbone ardente.

L’accoglienza di una missione diventa ora possibile perché, una volta guarito, il profeta può ascoltare la Parola, e difatti Isaia è ora in grado di percepire il discorrere di Dio con la sua corte celeste: “Chi manderò e chi andrà per noi?” Che è una chiamata rivolta a tutti sulla necessità divina di far risuonare le “cose” di Dio nella società. La chiamata rivolta a tutti indistintamente, diventa per Isaia una chiamata personale, alla quale osa rispondere: “Eccomi manda me”.

Ogni missione è sempre una risposta libera e consapevole che nessun altro può imporci. Ma la missione passa sempre attraverso la consapevolezza di una necessaria purificazione che si opera confrontandoci con il Signore stesso e con la sua vera signoria su qualsiasi altra signoria di questa terra. Così in una rinnovata capacità di ascolto di Dio, possiamo sentire l’invito alla missione.


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bollettino 2-2020


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